Una delle cose più divertenti (e sconvolgenti!) quando inizi a studiare una lingua straniera è scoprire quanto sia diverso il mondo fuori dal tuo “ombelico”. E quando si parla di cibo, il bello è proprio questo: ti rendi conto che anche una cosa apparentemente semplice e universale – il momento del pasto – cambia da paese a paese, da cultura a cultura.
Orario, strumenti, con chi mangi, dove ti siedi, se ti siedi, cosa è “educato” e cosa no… tutto cambia!
Sei pronto a farti un viaggio tra tavole basse, cene alle 22 e pranzi mangiati con le mani?
Con la forchetta o con le mani? Stili di mangiare nel mondo confrontati
Tu magari sei cresciuto con la regola “usa coltello e forchetta”, o peggio, “non si mangia con le mani!”. Ma sappi che nel resto del mondo… si fa spesso esattamente il contrario.
In India, per esempio, si mangia con le mani, sì, ma con eleganza: si usa solo la mano destra, e non si “tocca” il cibo a caso. C’è un modo preciso per prendere, mescolare, portare alla bocca. È un gesto antico, naturale, quasi meditativo.
In Etiopia, invece, si usa l’injera, un pane sottile e spugnoso, per raccogliere stufati e verdure da un piatto grande, condiviso con altri. Nessun piatto personale, nessuna posata. Solo mani, condivisione e sapore.
In Giappone, entri in un’altra dimensione: le bacchette sono lo strumento principale. Ma attenzione, ci sono regole rigide: non puoi passarle da una persona all’altra (è un gesto legato ai funerali!), né usarle per “pungolare” il cibo o lasciarle infilate nel riso.
Insomma, imparare una lingua significa anche imparare a mangiare in modo diverso, e ogni cultura ha il suo stile. E tu? Riusciresti a rinunciare alla forchetta?
Condividere o dividere? Pratiche di condivisione del cibo in diverse culture
Nel tuo mondo forse sei abituato ad avere il tuo piatto, il tuo spazio, magari anche gelosamente custodito. Ma in molte culture, il cibo è un atto collettivo, da vivere insieme e condividere fisicamente.
In molti paesi arabi, si mangia tutti dallo stesso grande piatto. Si spezza il pane, si raccoglie il cibo insieme, ci si serve a vicenda. È un momento intimo, quasi sacro, dove non esiste più il “tuo” e il “mio”, ma solo il nostro.
In Corea del Sud, esiste l’abitudine di prendere un boccone e porgerlo direttamente all’altra persona con le bacchette: è un segno di affetto, di cura, un gesto tenerissimo. Non è invadente, è una forma di attenzione.
In Occidente, invece, spesso si tende a “dividere” – ma più nel senso di “ognuno ha la sua parte”. Se qualcuno ti prende una patatina dal piatto… magari ti infastidisci, no?
Il modo in cui si condivide il cibo racconta tanto di come si vive la relazione con gli altri.
Tu, sei più tipo “mi passi il pane?” o “quello è il mio dolce, non toccarlo”?
Dal pavimento al tavolo alto: dove e come mangiamo nelle diverse culture
Dai, ammettilo: anche tu hai sempre pensato che si debba mangiare su una sedia, davanti a un tavolo. Ma no, il mondo è pieno di modi diversi – e spesso molto più rilassati – di vivere il momento del pasto.
In Marocco, si mangia spesso seduti su cuscini attorno a tavolini bassi, in un’atmosfera accogliente, quasi da salotto. È tutto più lento, più vicino. Ti senti parte di qualcosa.
In Giappone tradizionale, si usa il tatami, un pavimento morbido di paglia intrecciata. Ci si siede a terra, si piegano le gambe sotto di sé (se riesci!) e si mangia con calma. È un’esperienza quasi zen.
In alcune zone della Tailandia o dell’India rurale, si mangia proprio seduti a terra, su un tappeto o direttamente sul pavimento. Non è solo praticità: è un modo per connettersi con il cibo, con la terra, con gli altri.
Pensaci: cambiare altezza cambia anche l’energia del pasto.
E se provassi a mangiare in modo diverso, magari seduto per terra, in silenzio? Cambierebbe il tuo rapporto con quello che hai nel piatto?
Mangiare da soli o in compagnia: l’influenza sociale sui pasti nel mondo
Per te, è normale cenare con qualcuno? O magari pranzare veloce da solo davanti al computer?
Nel mondo, le cose sono molto varie, e le differenze parlano chiaro.
In Italia (e in tanti paesi mediterranei), i pasti sono un rito collettivo. Ci si siede a tavola, si parla, si discute, si ride. Il pasto non è solo nutrizione, è socialità pura.
In Cina, è comune uscire a mangiare con colleghi, amici, parenti – e spesso si ordinano tanti piatti da mettere al centro, così ognuno assaggia un po’ di tutto. Mangiare insieme è costruire legami.
Al contrario, in Giappone, mangiare da soli non è affatto strano. Anzi, ci sono ristoranti che offrono piccoli spazi individuali, dove puoi goderti il tuo ramen in pace, senza dover interagire con nessuno. Una pausa personale in mezzo al caos della giornata.
Anche tu, forse, alterni momenti in compagnia e momenti da solo. Ma scommetto che dove e come mangi può cambiare radicalmente in base alla cultura dove ti trovi.
Abitudini alimentari a confronto: chi mangia alle 18 e chi alle 22?
E infine, la domanda delle domande: a che ora si mangia nel resto del mondo?
Se sei abituato a cenare alle 19:30, potresti avere un piccolo shock viaggiando.
In Svezia, la cena arriva alle 17:30. Niente scherzi: si chiama “middag” e apre la serata presto, lasciando spazio al relax.
In Spagna, invece, la cena inizia dopo le 21, e spesso anche più tardi. Il pranzo è verso le 14:00, seguito da una bella siesta. È un altro ritmo, tutto spostato.
In Messico, il pasto principale è il pranzo, che può essere enorme e ricco, spesso intorno alle 14. La cena è più leggera e molto più tardi.
In Turchia, la colazione è la vera protagonista della giornata: pane fresco, miele, olive, formaggio, pomodori, cetrioli, uova… un banchetto completo già di mattina!
Quindi no, il tuo “mezzogiorno = pranzo, 20 = cena” non è affatto universale.
E tu, saresti capace di adattarti a nuovi orari… o moriresti di fame in anticipo?
In conclusione?
Il cibo è cultura.
Ma anche il modo in cui lo mangi, quando, con chi e dove racconta la storia di un popolo, la sua filosofia, i suoi valori.
Imparare una lingua significa anche aprire la mente a questi piccoli – enormi – cambiamenti.
Significa accettare che non esiste un solo modo giusto di fare le cose. E che sì, anche il modo in cui porti il cibo alla bocca può insegnarti qualcosa sul mondo.
Quindi, prossimo viaggio o prossimo corso di lingua, ricordati: non imparare solo “come si dice pollo in giapponese”…
Chiediti: quando si mangia? Con chi? Come si condivide? Si sta seduti? Si parla?
Il cibo può essere un atto sociale, spirituale o personale. E ogni cultura ti insegna a viverlo in modo diverso.
Curioso di scoprirlo davvero? Vieni a conoscerci a scuola: con ogni nuova lingua, ti apri anche a nuovi modi di stare a tavola.
E fidati: il mondo non ha una sola cucina… e nemmeno una sola tavola! 🍽️🌏
Una risposta
Il problema è che per mangiare con le mani bisogna essere capaci perché altrimenti si rischia di fare delle gaffe come bruciarsi i polpastrelli oppure non riuscire a mangiare alcuni alimenti (es. riso). Anche mangiare seduti per terra non è facile per chi non è abituato perché per un Occidentale può risultare molto scomodo.
In Senegal ho mangiato il jeb, il riso con la carne o con il pesce e si mangiava tutti da un solo grande piatto con un cucchiaio. La cosa che mi colpì era che gli altri mi mettevano la carne nel mio spicchio. La carne è costosa quindi era un modo di onorare l’ospite.
In Asia, si mangia anche molto speziato (piccante) però vorrei tranquillizzare chi non ama il piccante (come il sottoscritto): ci si abitua. Io prima non lo mangiavo mai. Ora, se me lo offrono lo mangio.
Ultima cosa: in molte culture più tradizionali, rifiutare il cibo è un’offesa. Meglio fare un assaggio e avanzarlo.