Se stai imparando una lingua straniera, forse pensi che basti conoscere le parole giuste, la grammatica e qualche modo di dire. Ma… ti sei mai chiesto cosa comunica il silenzio? O come si usa il corpo per parlare, senza dire nulla?
La verità è che la comunicazione non verbale cambia tantissimo da cultura a cultura, e se non ci fai caso, rischi di fraintendere (o essere frainteso) anche se il tuo vocabolario è perfetto!
Silenzio: imbarazzo o rispetto?
In alcune culture il silenzio mette a disagio. Quando nessuno parla, si sente il bisogno di riempire subito quel vuoto, come se fosse un segnale che “qualcosa non va”.
Succede spesso in molte zone del Sud Europa (Italia, Spagna, America Latina), dove una conversazione viva, piena, senza pause, è vista come un segno di connessione e simpatia. Il silenzio può sembrare imbarazzante, o addirittura maleducato.
Invece, in paesi come la Finlandia, il Giappone o la Germania, il silenzio ha un altro valore: è normale, rispettoso, persino necessario. È un tempo per riflettere prima di rispondere, per dare spazio all’altro, per non invadere. Non è un segnale negativo: è parte della conversazione.
Quindi: lo stesso silenzio, in un posto può essere segno di disagio, in un altro di rispetto. Ecco perché è importante non giudicare col metro della propria cultura.
Spazio personale: vicini o lontani?
Hai presente quella sensazione quando qualcuno ti parla troppo da vicino e ti viene voglia di fare un passo indietro?
O, al contrario, quando parli con qualcuno e ti sembra freddo perché non si avvicina mai?
Anche lo “spazio personale” è cultura.
In molti paesi nordici (come Finlandia o Germania) o in Giappone, le persone si tengono a una certa distanza, e non è mancanza di affetto: è rispetto per lo spazio altrui. In quei contesti, avvicinarsi troppo può sembrare invadente.
Invece, in America Latina, Spagna o Brasile, il contatto fisico fa parte della comunicazione: ci si tocca mentre si parla, ci si abbraccia, si accarezza il braccio dell’altro per sottolineare un punto. È un modo per creare connessione.
Né uno è “giusto” né l’altro “sbagliato”, ma sono modi diversi di comunicare vicinanza. Sapere queste differenze ti aiuta a sentirti più a tuo agio… e a non mettere a disagio gli altri.
Gesti e corpo: anche le mani parlano
Forse hai già sentito dire che “gli italiani parlano con le mani” — e sì, è vero! In molte culture mediterranee e latinoamericane, il corpo partecipa alla conversazione: mani che si muovono, espressioni facciali intense, sopracciglia che volano.
Ma ci sono anche culture dove il corpo resta quasi immobile, e i gesti sono minimi. In Giappone, ad esempio, è raro vedere grandi movimenti delle braccia: parlare in modo composto è segno di educazione.
E poi ci sono i gesti che cambiano significato:
- In alcuni paesi arabi o asiatici si indicano le cose con la testa o con le labbra, non con il dito (che può sembrare aggressivo).
- In Bulgaria, il gesto per “sì” e “no” con la testa è invertito rispetto a quello che conosci.
Un gesto che per te è neutro o simpatico, in un’altra cultura può essere offensivo o fuori luogo. Imparare la lingua è fondamentale… ma imparare anche il linguaggio del corpo lo è ancora di più.
Perché tutto questo è importante per te che studi una lingua?
Perché quando comunichi in un’altra lingua, non stai solo usando parole: stai entrando in un altro mondo.
Un mondo dove anche il silenzio, lo spazio tra i corpi, i gesti e le pause hanno significati precisi.
Se impari solo il vocabolario, rischi di parlare bene… ma sembrare freddo, troppo diretto, troppo distante o troppo invadente.
Se invece impari anche la cultura e la comunicazione non verbale, sarai più naturale, più empatico e più efficace.
In sintesi: ascolta anche quello che non si dice
Studiare una lingua significa entrare in un modo diverso di stare al mondo.
Capire i silenzi, le distanze, i gesti, ti permette di connetterti davvero con chi parla quella lingua.
Quindi la prossima volta che impari una nuova parola, chiediti anche:
“E in questa cultura… come si comunica senza parlare?”
Buon viaggio tra le lingue… e tra i silenzi!