Il Blog sulle lingue di Abbey School

“Parli bene, ma da dove vieni?” Il dilemma dell’accento quando impari una nuova lingua

Hai finalmente preso il coraggio di parlare in inglese davanti a tutti. Apri bocca, costruisci la frase perfetta, dici tutto bene… e poi arriva quella domanda: “Nice! Where are you from?”
Un colpo al cuore. Hai studiato, ti sei impegnato, magari hai pure cercato di imitare l’accento di un attore famoso… eppure, ti hanno beccato subito.
E allora viene il dubbio: ha senso imitare l’accento dei madrelingua o è meglio tenersi il proprio?

Spoiler: non c’è una risposta universale, ma ci sono pro e contro. E oggi li vediamo insieme, per aiutarti a capire qual è la strada giusta per te.

Se suoni come la Regina (o come un attore di Hollywood):

Ammettiamolo: imitare l’accento perfetto ha un suo fascino. Ti fa sentire più fluido, più sicuro, quasi come se stessi recitando una parte. E per certi versi… è esattamente così. Ma vediamo i vantaggi.

Pro:

  • Migliora la comprensione reciproca. Un accento neutro o ben imitato aiuta gli altri a capirti meglio.
  • Ti aiuta a “sentirti” nella lingua. Quando riesci a imitare bene l’intonazione e il ritmo, spesso parli anche con più naturalezza.
  • Ti fa sentire parte del gruppo. Se vivi all’estero o lavori in ambienti internazionali, parlare con un accento simile a quello locale può aiutarti a essere percepito come “uno di loro”.

Contro:

  • Rischi di suonare… finto. Un accento troppo “perfetto” o esagerato può sembrare forzato, teatrale, quasi una caricatura.
  • Può distrarre più che aiutare. Se ti concentri troppo sull’imitazione, perdi spontaneità. E chi ti ascolta lo percepisce.
  • Non è detto che funzioni. Alcune persone trovano più naturale capire un inglese con accento italiano piuttosto che uno che tenta di parlare come Benedict Cumberbatch… ma senza esserci davvero riuscito.

Se ti tieni il tuo accento:

E se invece decidessi di parlare inglese (o francese, spagnolo, tedesco…) con il tuo accento? Beh, anche qui ci sono pro e contro. Non significa che parli “male”, ma semplicemente che non camuffi la tua identità fonetica.

Pro:

  • È autentico. Sei tu che parli, non una versione “doppiata” di te stesso.
  • Ti senti più a tuo agio. Non devi sforzarti di recitare: parli come ti viene, pensando più alla comunicazione che alla performance.
  • Trasmetti la tua cultura. Il tuo accento racconta da dove vieni, fa parte del tuo bagaglio. E spesso, incuriosisce.

Contro:

  • Potresti non essere sempre capito subito. Alcuni suoni tipici del tuo accento madre possono confondere chi ti ascolta.
  • In certi ambienti potrebbe crearti delle barriere. Alcuni lavori (call center, doppiaggio, recitazione…) richiedono accenti neutri o standardizzati.
  • Rischi di essere etichettato. Anche se parli benissimo, un accento straniero può farti sembrare “meno esperto” agli occhi (o orecchie) di chi non capisce davvero quanto ci hai lavorato.

Quindi… che si fa?:

Semplice: scegli tu.
Imitare l’accento può essere un ottimo esercizio di pronuncia e una spinta a migliorare, ma non deve diventare una maschera.
Mantenere il tuo accento è un modo per restare fedele a te stesso e comunicare comunque in modo efficace.

La chiave è sempre una: la chiarezza. Se chi ti ascolta ti capisce e tu ti senti a tuo agio… stai già vincendo.
Non serve suonare come la Regina Elisabetta o come un attore americano per essere considerato un bravo comunicatore. A volte basta suonare come te, ma nella lingua che hai imparato.

Nel dubbio, ricorda: l’accento non è un difetto, è una storia. E tu, di storie da raccontare, ne hai sicuramente tante.

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